Ultima volta, poi però basta… 1

Il Sole24Ore pubblica un articolo in cui riassume le reazioni della stampa internazionale alla conclusione del pasticcio dell’affare Alitalia.

Copio e incollo un passaggio su quanto riportato dal Financial Times (che, come si sa, è un noto giornale comunista, avverso a priori per motivi ideologici ad ogni mossa del nostro esecutivo). Noto solo che tutto è andato come era stato previsto da più parti un’anno fa e che per quanto mi riguarda ho già fatto il mio ultimo volo con Alitalia.

“Il rilancio di Alitalia «dovrebbe essere un evento completamente felice per tutti. Tristemente, non lo è», commenta il quotidiano economico e finanziario britannico. Ecco perché: lo scorso marzo Air France offrì 140 milioni di euro per un takeover nel quale si sarebbe accollata anche 1,2 miliardi di debiti. Ma Berlusconi bloccò quell’accordo per motivi «patriottici». In dicembre, un consorzio italiano ha pagato 427 milioni di euro per i pezzi di Alitalia che andavano bene, combinandoli con Air One. Ora, l’accordo con Air France valuta la stessa compagnia 1,2 miliardi di euro. «Bel lavoro: in meno di un mese il consorzio ha triplicato il valore del suo investimento» […]

Ma l’Italia mantiene «italiana» la sua compagnia aerea, allo steso modo in cui Swiss, di proprieta di Lufthansa, è “svizzera”». Inoltre, la fusione tra Alitalia e Air One ha come risultato un mercato interno meno competitivo e tariffe aeree più alte. L’Italia resta con 600 milioni di debito «che non esisterebbe se Berlusconi avesse autorizzato l’accordo Air France». «Il prezzo del patriottismo» ricade sulle tasche degli italiani. […]

Nelle ampie cronache riportate sul suo sito, il Financial Times ricorda che mesi fa Air France-Klm diceva che per salvare Alitalia ci voleva un esorcista. In un certo senso, «l’esorcista è stato Berlusconi». Ha dovuto superare le dure resistenze degli alleati del Nord che volevano Lufthansa, considerata più adatta a riempire gli slot lasciati liberi da Alitalia all’ «impopolare aeroporto di Malpensa». Alla fine, l’accordo è «molto peggiore per gli italiani.”

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