Chi tocca muore 1

E così “Il Giornale” l’ha fatto ancora. La simpatica usanza di attaccare frontalmente chi ha osato mettersi contro il capo è stata scientificamente applicata di nuovo, stavolta contro Ilda Boccassini – intuisco perchè probabilmente colpevole di essere stata troppe volte a capo di inchieste nei riguardi del capo. Il titolo scelto per l’occasione è stato “Amori privati della Boccassini”: Novella 2000 non avrebbe saputo fare di meglio, e pazienza se il livello delle due testate dovrebbe (dovrebbe?) puntare ad essere diverso.

Non serve una memoria di elefante per ricordare i casi in cui la tattica è stata recentemente applicata: contro Fini ha funzionato, la storia dell’appartamento di Montecarlo tenuto nel cassetto e tirato fuori al momento opportuno ha funzionato, ma lì i panni sporchi in effetti c’erano veramente. La volta che il quotidiano ha invece deciso di colpire Dino Boffo è stata più infelice; il direttore dell’Avvenire, che aveva osato criticare il capo per i giri di prostituzione che sembravano coinvolgere la sua vita privata (uhm… dove ho già sentito questa storia?), è stato investito da giorni di prime pagine a caratteri cubitali, riportanti accuse di molestie telefoniche e – udite udite – di omosessualità (e ciò farebbe presumere che per il lettore medio del Giornale l’omosessualità sia un crimine di cui vergognarsi). Salvo poi scoprire che era tutto falso, incassare sanzioni e reprimende dall’ordine dei giornalisti e dover ovviamente ritrattare le accuse. Ovviamente non in prima pagina, ma questo è un dettaglio: si sa che le cose si sparano in prima pagina e, eventualmente, si ritrattano con un trafiletto interno, e pazienza per la reputazione della vittima.

Ma la questione non è questa; la domanda che mi sorge, sentendo la notizia di questo ennesimo esempio di alto giornalismo, è invece un’altra. Conosco diverse persone che considerano il Giornale come nulla più di un organo di partito, più o meno il corrispettivo a destra dell’Unità; ma ne conosco anche altre (e anche parecchio vicine a me) che lo leggono regolarmente, anche in modo esclusivo, vedendolo come l’unico depositario della verità. E non capisco, davvero, e il dubbio mi sorge spontaneo. Ma le posizioni del Giornale, quelle per cui la priorità non sembra più quella di seguire una linea di pensiero quanto di difendere il capo-padrone, di sostenerlo contro tutto e contro tutti, sempre, anche di fronte ad evidenze oggettive tipo le ultime telefonate, da cui emerge un quadro sinceramente ai limiti dell’indifendibile, queste posizioni sono davvero rappresentative della destra italiana di oggi? Oppure, meglio: una persona che oggi in Italia si considera “di destra” si ritrova in toto nelle posizioni del Giornale?

Si badi bene, il ragionamento vale anche dall’altra parte (vabbè, ammesso che in Italia oggi ci sia una sinistra, e comunque possiamo prendere “Repubblica” come paragone) ed è per me sintomatico di due cose arcinote a chiunque rifletta ogni tanto sulle cose, cioè 1) che in Italia è tutto estremizzato all’eccesso e 2) che sempre in Italia parlare di “destra” e “sinistra” non ha più molto senso. Ma la questione del Giornale mi incuriosisce. Come continua a stupirmi ad esempio il fatto che uno come Feltri, che ritengo comunque una persona intelligente, riesca ad abdicare alla logica per trasformarsi in nulla di più di un sicario pronto a colpire e a sparare contro chiunque si pari sul cammino del capo. E non posso tornare alla domanda iniziale: la destra in Italia condivide davvero a prescindere le posizioni “con noi o contro di noi” del quotidiano di famiglia del capo?

A me piacerebbe parlare tranquillamente di queste cose con qualcuno. Mi rifiuto di credere che non ci sia alternativa al muro contro muro in cui viviamo tutti i santi giorni e in tutte le sante occasioni (Sei con me? No? Allora sei contro di me, non meriti risposta, non mi abbasso al tuo livello, io sono migliore di te e via così) e che questo regime di governo non fa nulla per non incoraggiare. E poi su tante cose ho anche questa mania di voler capire (la mia rassegna stampa ad esempio comprende un campionario di cose diverse prese in rete un po’ qui e un po’ lì, ma so di non essere purtroppo rappresentativo in questo). Non cambierebbe di una virgola la situazione di merda che stiamo vivendo in Italia, nè credo che mi porterebbe a cambiare le mie opinioni (che non sono quelle del Giornale) ma confrontarsi e parlare apertamente non ha mai fatto male a nessuno, anzi. Però ho dei dubbi che ci sia qualcuno con cui riuscire a farlo, e non credo che l’occasione salti fuori da un post su un blog letto dai soliti affezionati quattro gatti (e va anche bene così, che se si sparge la voce che ho scritto un post in cui nomino Feltri magari qualcuno mi fa chiudere il blog).

Quindi mi tengo i dubbi, mi faccio le domande e mi dò una risposta (cit. marzulliana). Ma ogni commento rimane bene accetto: prometto di non sparare titoli giganteschi contro nessuno.

One comment on “Chi tocca muore

  1. Reply Mauro Gen 28,2011 06:52

    Condivido in pieno. Il confronto dialettico oggi viene strozzato dall’implicito “attento a come parli che due o tre cosine di te le conosciamo”. Non siamo messi bene. Bel post.

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