Andiamo a Berlino!

Gigi Buffon

Avevo otto anni quando ho vissuto la prima finale di Coppa dei Campioni con la mia squadra del cuore. Andrea ne avrà undici quando vivrà la stessa esperienza, con la stessa squadra del cuore.
Nel 1973 non avevamo ancora la televisione a colori, quindi papà mi aveva portato al bar per vedere la partita. Prima di uscire eravamo passati a salutare mia mamma (interista…) che era in giardino; ricordo di averle detto “Tanto tu speri che la Juve perda” e lei mi aveva risposto che, trattandosi di una squadra italiana, avrebbe fatto il tifo per noi e che, comunque, sperava che vincesse perché così io e papà saremmo stati contenti e, di riflesso, anche lei. A Belgrado, invece, non andò bene, inchiodati dopo 10 minuti all’1-0 finale e, anche se hai otto anni, certe cose te le ricordi.
Nel 2015 abbiamo in salotto uno schermo a 48 pollici che, a confronto con i televisori di allora, può essere definito solo come “pauroso”, quindi dubito che andremo in un qualsiasi bar per vedere la finale. Ma, di sicuro, la vedremo assieme. Potrebbe al limite verificarsi la stessa scena fra Andrea e Michela (milanista…), ma sono certo che ne uscirebbe la stessa risposta (cuore di mamma…). Comunque vada a finire, sarà una serata che Andrea si ricorderà.
Dopo quella prima finale io mi ricordo anche tutte le altre. Quella di Atene mi tormenta ancora, con una squadra talmente forte da sembrare assurda e persa in un modo talmente assurdo da sembrare… assurdo. Un altro 1-0 dopo dieci anni dal primo e sempre con un gol preso dopo 10 minuti… Due anni dopo sono passato per l’Heysel, vista a letto malato, su un piccolo televisorino in bianco e nero e con un senso di incredulità e disorientamento che quasi non mi lasciò dormire e che ritrovo ancora oggi ogni volta che vedo le immagini.
Nel 1996 ero sposato da un anno e ho visto la finale di Roma chiuso in camera da solo, tesissimo alla prospettiva di un’altra sconfitta contro l’Ajax – come la prima volta – e con la voglia di scappare via pur di non vedere i rigori (che invece poi ho visto, eccome…). E dopo aver vissuto, finalmente, una gioia, mi sono toccate le altre due nei due anni successivi, brutte come solo le sconfitte e la consapevolezza di aver perso due finali in tre anni sanno esserlo. E sono pure sopravvissuto all’ultima, la peggiore, che ho completamente cancellato dalla memoria fino a negarne quasi l’esistenza, salvo sapere benissimo cosa è successo e come (e – argh – contro chi…). E adesso, dopo tutto questo e tutto il resto che è successo (“Da Berlino alla B, dalla B a Berlino”, mitico capitano), ci siamo di nuovo.
Chissà quante altre finali passerà Andrea… La prima, come è stato per me, sarà contro una squadra fortissima, il mitico Ajax di Cruijff nel 1973 e il Barcellona di Messi-Neymar-Suarez nel 2015; sfavoriti nei pronostici allora come oggi. Ma ce la giocheremo, senza mai smettere di sperare. Fino alla fine.
Ieri, oggi e sempre. Forza Juventus!

Mauro e Andrea

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