10 things I think I think 1

Le elezioni sono passate, la destra – come ampiamente previsto e prevedibile – ha vinto, e il polverone del post-risultati si è diradato. Non credo tuttora di avere le idee molto chiare ma, dopo aver letto, visto e sentito molto, voglio provare a dire anch’io la mia.

Ecco quindi dieci cose che penso. O almeno credo…

1- Potrei sbagliarmi, ma cinque soli gruppi in Parlamento credo di non averli mai visti in tutta la mia vita. Una volta c’era il pentapartito, ma non è la stessa cosa…

2 – Potrei di nuovo sbagliarmi, ma un politico italiano che ammette la sconfitta e telefona al suo rivale non credo davvero di averlo mai visto in tutta la mia vita. Come si dice, la classe non è acqua. Ma non posso fare a meno di pensare a cosa sarebbe successo a parti inverse: nella migliore delle ipotesi, sarebbe probabilmente stato un “complotto”.

3 – Il dilemma se credere o meno a Berlusconi e alle sue dichiarazioni “ecumeniche” del post-elezioni non durerà ancora molto: presto si rivelerà quello che ha davvero in mente, qualunque cosa sia. Comunque già adesso sono iniziate le prime caute anticipazioni di scelte “impopolari” che dovranno essere fatte. Nulla di sconvolgente, siamo presi talmente male che chiunque avesse vinto le elezioni avrebbe dovuto farne. Però da parte mia trovo comunque difficile credere ad uno che sfoggia un colore innaturale di capelli. Che secondo me, inoltre, diventano sempre più scuri.

4 – Adesso, fra le altre cose, c’è la patata Alitalia, e sarebbe anche urgente perché questi non hanno quasi più i soldi per pagare la benzina degli aerei. Il seguito, comunque, è ampiamente anticipato: Spinetta può mettersi il cuore in pace perché il nuovo governo non gliela venderà mai. Ma quel che è peggio è che il cuore in pace possiamo mettercelo tutti, perché a pagare i conti di Alitalia, in qualsiasi mano italiana finisca (e ci finirà), saranno le nostre tasche.

5 – Già che siamo in argomento, sono l’unico a trovare parecchie analogie fra la vicenda Alitalia e quanto è successo alla sinistra italiana? I sindacati Alitalia, in ossequio a logiche evidentemente difficili da capire anche per i loro stessi iscritti, hanno continuato a tirare la corda finché questa si è spezzata. E, di fronte al baratro, è successo quello che non ci si aspettava, con i lavoratori rappresentati che hanno iniziato a sconfessare i propri rappresentanti, togliendoli letteralmente la terra sotto i piedi. Non mi sembra azzardato confrontare questa reazione con quella degli elettori bertinottiani, che evidentemente non hanno gradito il comportamento dei propri rappresentanti durante la stagione del governo Prodi. E gli hanno tolto la terra sotto i piedi alla prima occasione.

6 – A me comunque Veltroni è piaciuto. Ha preso l’azzardo di correre da solo, perché era l’unico modo di rompere col passato e proporsi veramente come qualcosa di nuovo. Non gli è andata bene, o almeno non fino in fondo, ma l’impresa era obiettivamente improba. Alla fine la vera vittoria, però, è stata la percezione generale che lui fosse l’unico elemento davvero nuovo del quadro politico, e in molti lo hanno votato soprattutto per quello. È una gran base da non disperdere e su cui costruire.

7 – Sono comunque d’accordo con la teoria che la sparizione della sinistra, più che ai suoi propri demeriti, sia imputabile a Veltroni; o meglio, non a lui personalmente, ma al fatto che ha costituito una alternativa credibile (e contigua) per un elettorato deluso. Solo non riesco ad essere d’accordo con la teoria che vede in questo una cosa negativa.

8 – Ogni tanto mi chiedo quanto ci metterà la destra a realizzare che un rinnovamento come quello che sta vivendo la sinistra deve capitare prima o poi anche a lei, per il bene del paese. Ma tutto ciò non potrà mai realizzarsi fino a che Berlusconi rimarrà al centro della scena, eclissando (Fini) o spingendo ai margini (Casini) ogni possibile alternativa. Quindi le uniche due soluzioni sono che l’uomo decida volontariamente di farsi da parte o che perda rovinosamente un’elezione. E nessuna delle due mi sembra molto probabile.

9 – Non vivendoci, non so come siano le cose nelle altre parti d’Italia, perché in Sicilia abbia vinto Lombardo o perché Alemanno abbia portato Rutelli al ballottaggio. Ma so come stano le cose qui, al nord e specialmente nel mitico nordest, dove la Lega ha trionfato come non accadeva da anni. Qui la gente è incazzata, perché continua a fare le cose che ha sempre fatto (cioè, tipicamente, lavorare) ma le cose non vanno più bene come una volta, anzi vanno peggio. Perché gli stipendi non bastano più, le attese negli ospedali si allungano oltre l’indegno, le strade sono piene di gente che parlano lingue che la gente non capisce, e fanno paura. Perché per fare 60 chilometri fra Treviso e Vicenza bisogna mettere in preventivo un’ora, e quasi sempre non basta, la piccola criminalità angoscia, specie se è quella straniera, e se i genitori non mandano più i bambini a scuola a piedi un motivo ci sarà – a parte che così si può sfoggiare la macchinona. E perché i prezzi salgono, la benzina sale, l’euro sale pure quello e non parliamo delle tasse. Ma noi si continua a lavorare come sempre e più di sempre, ma sempre più incazzati, perché di tutta la ricchezza che viene prodotta qui arrivano alla fine le briciole; e la gente si sente sempre più povera, e anche se le macchine tedesche continua a comperarle (ma magari va a prenderle direttamente in Germania), e anche se le vacanze all’estero continua a farle, ha paura. E l’unica che ha saputo interpretare ed incanalare questi sentimenti, proponendo risposte, giuste o sbagliate non importa, ma evidentemente plausibili, è stata la Lega. Che ha passato anni bui, perdendo molti consensi, in cui la gente non credeva più a quel movimento che aveva promesso di cambiare le cose e di trattenere al nord la ricchezza che esso stesso produceva, e che invece ha visto rapidamente “romanizzarsi” e mungere anch’essa il vitello grasso dei soldi pubblici mentre contemporaneamente sputava sul tricolore. Ma che alla fine qui è sempre stata uguale a sé stessa, nel bene e nel male. E nel momento del bisogno, cioè ora, la gente se lo è evidentemente ricordato.

10 – Infine, a me le schede elettorali non sono sembrate poi così incomprensibili o confuse, specialmente se confrontate con quelle di certi quesiti referendari. Certo, pensando a quanti partiti sono “partiti” ed a quanti poi sono “arrivati”, forse erano solo un po’ ridondanti.
E dicendo questo si capisce anche che, nonostante i proposti della vigilia, sono andato a votare… 🙂

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