E adesso la pubblicità

Io il creativo che ha escogitato la campagna del chewing gum “hi-performing” lo vorrei incontrare. E, prima di sputargli in un occhio come faceva Lino Banfi con Alvaro Vitali, chiedergli:
– Cosa fa una cingomma (Elio cit.) ad alta performance? Ti esalta l’alito in misura inenarrabile che non c’erano altri modi per esprimerlo o parole per dirlo in 30 secondi, men che meno in italiano?
– E, tanto per capire, una a bassa performance che fa? L’alito a topo morto della signora Pina?
– Perchè i due personaggi sono due androidi? Ci dobbiamo identificare?
– E poi, gli androidi masticano le gomme?
– Chi è il pubblico obiettivo di questa campagna? E, se è quello che penso io, perchè non pianificate solo su MTV così fate prima?
– Cosa vuol dire “extra freshness più clean”? E perchè avete scritto “PIU’ clean” e non “MORE clean”? Avevate paura che non si capisse? Forse studi sul vostro pubblico obiettivo (oh, scusate… “target”) avevano rilevato che poteva capire “hi-performing” ma non “more”??
– Adesso non è che ci raccontate che è uno spot per il mercato internazionale, vero? Perchè ci siamo accorti che è mezzo in inglese e mezzo in italiano, con le due metà mischiate alla cazzo come  neanche Paolo Villaggio quando studiava l’inglese con i bambini…
– Ma soprattutto: ma davvero un committente (che sarà pure un big spender del mercato, ma insomma…) ha coscientemente approvato e pagato una campagna così infame???
E siccome la risposta all’ultima domanda è ovviamente sì, allora vuol dire che vi siete trovati a vicenda, e che a volte la gente ha quello che si merita. Peccato che poi il risultato ce lo dobbiamo sorbire noi…

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